“La salute prima di tutto” è una frase che sentiamo spesso in vari contesti quotidiani. Vi siete mai fermati a pensare al significato che questa frase ha per ognuno di noi?
E’ frequente focalizzarsi sul concetto di salute solo quando ci si imbatte in malattie che richiedono visite, esami, terapie e che chiedono spazio e tempo all’interno delle nostre giornate.
In casi di malattie lunghe o croniche spesso non è possibile fermarsi per concentrarsi unicamente sulla salute per poi tornare alla propria routine quotidiana, ma bisogna imparare a VIVERE-CON (convivere) la malattia. Tra queste esperienze rientra anche la malattia oncologica di cui ci occuperemo di seguito.
Come affrontare una malattia oncologica

La rivista Psycho-Oncology, riporta uno studio che rileva come una larga percentuale di persone che vivono l’esperienza di un tumore (sia che riguardi la propria persona, familiari o affetti stabili) provi stress psicologico, unitamente a sensazioni negative come ansia, paura, depressione, preoccupazione, disturbo da stress post-traumatico eccetera, e solo il 10% ne parla con uno psicologo.
Tali emozioni possono presentarsi in diversi livelli di intensità e in qualunque momento della storia della malattia: dalla diagnosi fino ai trattamenti e anche dopo la scomparsa clinica della malattia per la paura di recidive.
Le conseguenze dello stress sul benessere psico-fisico

Non bisogna dimenticare che queste sensazioni negative a volte possono dare origine a sintomi come nausea e vomito, difficoltà nel sonno e dolore, che spesso si sommano o si confondono con le sensazioni fisiche. Risulta perciò fondamentale occuparsi di tutto ciò che è accessorio-aggiuntivo per poterlo arginare e occuparsi delle sensazioni che rimangono.
Preservare un equilibrio e benessere psicologico è per esempio più semplice quando è possibile continuare a mantenersi attivi nel proprio ambito professionale e privato anche in presenza del tumore.
Ma come rendere la giornata lavorativa un’esperienza supportiva e far sì che non aggiunga ulteriori preoccupazioni e malesseri?
- Fondamentale chiedersi di non utilizzare più energie di quante se ne possiedano in quella fase di vita.
- Pensare, parlare e concretizzare modalità agili di lavoro, riduzione o cambi di orario affinché la stanchezza prevalga solo in conclusione della giornata lavorativa risulta fondamentale.
- Non è facendo sempre cose che teniamo la ‘testa impegnata’ ma ‘impegnando la testa’ nella misura giusta è possibile non sentirsi annientato dalla malattia.
- Per far si che il lavoro sia un aiuto, è importante sentirsi a proprio agio per potersi concentrare sui propri compiti.
- Essenziale creare un clima relazione con i colleghi che permetta di sentirsi liberi di lavorare.
- Parlare nella misura in cui ci si sente di ciò che si sta vivendo.
- Non inventare scuse, motivare le proprie necessità aiuta a non chiudersi in pensieri disfunzionali che rubano energie ad altre attività.
La Società Italiana di Psico-Oncologia riporta: “Il trattamento del paziente oncologico deve avere come obiettivo principale migliorare la qualità di vita e limitare il rischio di conseguenze psicopatologiche che condizionino la vita futura del malato”.
Ulteriormente, va considerato che le cure mediche, come ad esempio la chemioterapia, introducendo nel corpo sostanze tossiche per l’organismo, provocano la percezione di un calo delle abilità cognitive come perdita di memoria, di concentrazione, fatica a creare nessi logici, difficoltà nella risoluzione di problemi e così via.
Queste sensazioni sono molto simili a quelle percepite in caso di situazioni stressanti. E’ fondamentale non sottovalutare tali sintomi e capire se siano originati da stress o se vi sia un impoverimento delle funzioni cognitive. Si può scegliere di eseguire una valutazione neuropsicologica in cui vengano indagate le funzioni della sfera cognitiva come memoria, attenzione, ragionamento logico, linguaggio e funzioni esecutive, col vantaggio in primo luogo di poter intraprendere percorsi di riabilitazione o potenziamento cognitivo
All’interno di uno studio presso il WilmotCancerInstitute (New York) è stato riscontrato che circa il 45% delle pazienti con cancro al senso sottoposte a chemioterapia manifesta una significativa percezione di peggioramento delle prestazioni cognitive, mostrando inoltre la persistenza di queste difficoltà per almeno i 6 mesi successivi al trattamento nel 36,5% dei casi.
Non possiamo dirigere il vento ma possiamo scegliere come orientare le vele
Seneca